L’associazione Laboratorio San Damiano ha realizzato un’esposizione nella chiesa di San Giovanni Fuoricivitas con le opere di maestri e allievi

Una tradizione antica quella dell’iconografia, che da anni anima l’Associazione Laboratorio San Damiano di Pistoia, di cui fa parte Manola Noci.

Come nasce il progetto?

Tutto comincia diversi anni fa, dalla passione di Suor Donatella Greti del Monastero di clausura delle Clarisse di Pistoia, di cui per un certo periodo fu anche Madre Superiora. Tra il 1999 e il 2000, cominciava ad organizzare dei corsi di iconografia presso il Monastero, accogliendo Maestri provenienti dall’Italia e dall’estero. Quando nel 2016 venne a mancare, imprescindibile fu l’esigenza di mantenere viva la fiamma che illuminava il cammino da lei intrapreso ormai da parecchi anni. Nasce così, nel 2019, l’Associazione Laboratorio San Damiano. Attualmente i corsi (con corsisti provenienti da tutto il mondo) sono tenuti da maestri di laboratorio del calibro di Gian Carlo Pellegrini (che tra l’altro è Presidente dell’Associazione San Damiano), Francesca Pari, Grazia Sgrilli, e – fino a qualche tempo fa – Aleksandr Stalnov.

Come si dà vita, di fatto, a un’icona?

Questo progetto è animato dal desiderio di riportare alla luce le tecniche antiche, quasi con la percezione di essere tornati indietro nel tempo, di trovarsi all’interno di una delle botteghe dei grandi maestri. I pigmenti utilizzati, infatti, sono il più possibile naturali. Si dipinge su tavole di legno gessate. All’interno del gesso è inserito uno strato di tessuto per tenere fermo il tutto. Una volta asciutto, il gesso viene livellato per  ottenere una superficie liscia. Spesso sullo sfondo viene stesa una foglia d’oro, che in alternativa viene applicato solo all’aureola del soggetto, dunque il Cristo, la Vergine oppure un Santo. Solitamente per rivestire l’icona viene poi usata una vernice olifa, a base di olio di lino cotto e sali di cobalto, con funzione protettiva. I pigmenti principali sono i gialli (ocra), i verdi (le terre, ad esempio la terra di Siena), il bianco (originariamente ottenuto dal piombo, poi sostituito da una miscela di zinco e titanio perché tossico), il rosso (ottenuto dalle pietre). Per il blu ci si serve invece del lapislazzulo e dell’azzurrite. Il nero spesso si ottiene dalla carbonizzazione del legno di vite. Molti colori sono prodotti tramite l’ossidazione di alcuni materiali. Per legare i pigmenti ci si serve poi di un’emulsione composta da vino bianco e tuorlo d’uovo, a cui viene aggiunta qualche goccia di olio di lavanda per attenuare l’odore di quest’ultimo.

Perché proprio le Icone?

Le icone hanno un potere straordinario. Non è soltanto questione di tecnica. Nascono per stabilire un rapporto con un mondo altro, raggiungibile solo se siamo in grado di decifrare il messaggio che contengono. Nella nostra cultura questa tradizione è purtroppo sconosciuta ai più, e il nostro occhio è poco avvezzo a cogliere la loro inusuale forma di bellezza. L’icona prevede dei canoni del tutto particolari da rispettare. Ciascun elemento della tavola ha un significato e un rimando. Il rosso indica la terra, l’azzurro il divino (questi due colori si ritrovano ad esempio nel Cristo Pantocrator, e simboleggiano infatti la sua doppia natura, appunto, terrena e divina). Il verde è invece il colore dello Spirito Santo. L’icona canonica prevede poi la prospettiva rovesciata (ad esempio i gradini, invece di mirare ad un punto di fuga che dia l’idea della profondità, vengono verso di noi, perché è l’icona stessa che punta a raggiungerci).

Come Associazione avete organizzato una mostra. Perché la scelta è ricaduta proprio sulla Chiesa di San Giovanni Fuorcivitas a Pistoia?

Non più aperta al culto, la chiesa è però piena di opere d’arte coeve rispetto al periodo in cui venivano realizzate le icone. Un sentito ringraziamento va all’architetto Cesare Mari per l’allestimento della mostra, a don Cristiano d’Angelo, al vescovo Fausto Tardelli e alla Fondazione Caript. La mostra sarà aperta dal 3 al 28 luglio, con orario 10-13 e 15.30-18.30 (martedì chiuso); aperture serali: giovedì e sabato ore 21-23. Info: laboratoriosandamiano@gmail.com.

Agnese Maniscalco

(Tratto da “La Vita – Pistoia Sette”, dorso settimanale di “Avvenire”)